Per capire cosa davvero è il coaching, possiamo partire dalla fine, ovvero pensare alle sue conseguenze.
Proviamoci a chiedere quale finalità si propone il coaching.
A cosa può aspirare una persona, quando si rivolge ad un’altra persona abbracciando i principi del coaching.
Generare cambiamento nel cliente è l’obiettivo del coaching.
In genere parliamo di cambiamento comportamentale (es. la tua autonomia).
Ma c’è un tipo di cambiamento più alto al quale aspira, che è il cambiamento di mentalità, delle premesse che ciascuno si porta dentro.
In altri termini, un coach non cerca di cambiare solo quello che fai (i comportamenti), ma già che è lì al tuo fianco, cerca di cambiare anche chi sei, la tua mentalità, le tue convinzioni, come se pensasse dento di sé:
"E se riesco a far questo, se abbracci una nuova mentalità, un domani riuscirai a risolvere meglio i tuoi problemi anche senza di me".
Un coach cerca di rendersi non indispensabile, in altre parole.
Insomma, comportamenti e mentalità sono le due dimensioni rispetto alle quali il coaching cerca di produrre un impatto, perché se la persona che beneficia del coaching si comporta in modo più funzionale al proprio benessere, e se adotta una mentalità più adatta a farlo vivere al meglio, è più probabile che riesca a raggiungere gli obiettivi che si pone.
Se vuoi approfondire questi concetti, qui trovi un modello di riferimento sul cambiamento comportamentale e di mentalità.
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