Il coaching spesso richiede di cambiare prospettiva, di fare le cose in un modo diverso dall’abituale e di riuscire ad immaginare come potremmo “essere” diversi se adottassimo mentalità diverse.
Insomma, il coaching stimola anche una buona dose di creatività da parte della persona che si affida al proprio coach.
Ecco perché è utile quindi fare una riflessione sul legame tra coaching e creatività.
Avete mai letto un romanzo di Stefano Benni? O magari lo avete conosciuto per un suo fumetto, o un articolo, un racconto, ma anche una ballata, o per le sue poesie, e poi per i suoi testi teatrali o le sceneggiature cinematografiche? E in ogni sua opera, viene da chiedersi come fa ad avere tutta quella creatività! Roba da non crederci, tant’è che anche se spesso descrive la società italiana nei suoi testi, è stato tradotto in più di trenta Paesi, per via della ricchezza di immagini riesce ad evocare.
Ma c’è un altro tipo di creatività, della quale poi siamo capaci un pò tutti, e a volte può produrre risultati straordinari! La spiego con un esempio, un piccolo gioco di parole, dicendovi che: “Mah sì, vorrei proprio morire nel sonno, come mio nonno, tranquillo senza accorgermi di nulla...... Non certo come quei quattro che erano in macchina con lui!!” Insomma: voi all’inizio vi sarete immaginati mio nonno morire a letto, e alla fine ve lo ritrovate invece a fare un pisolino sui sedili posteriori di un’automobile sfortunata!
Ecco, questi giochi di parole, appunto, questi cambi di prospettiva, non cambieranno il mondo, e a dire il vero neanche i romanzi di Stefano Benni lo cambiano, ma se siamo capaci di fare di fare questi switch mentali, allora siamo capaci anche di innovare.
Perché se pensiamo, per esempio, al primo lavoratore Ikea che rimosse le gambe del tavolo, Lovet, per consentire al cliente di caricarlo in macchina, ci rendiamo conto che da questo piccolo gesto nacque il cambio di prospettiva che in quindi anni consentì ad Ikea di cambiare il proprio modello di business e imporsi sul mercato.
Oppure, pensiamo a Fleming, che scoprì la penicillina a partire da una battuta: “tò, che buffo, questa muffa ha ucciso dei batteri”. Le procedure gli avrebbero chiesto di gettar via quella provetta “uscita male”, cosa che in effetti Fleming fece, ma poi, parlando con un collega, gli riferì di quel caso piuttosto bizzarro…e fu un momento: “se può uccidere dei batteri in una provetta, forse può farlo anche nel corpo umano”. Un piccolo cambio di prospettiva, che cambiò il mondo.
Quindi, anche se noi non siamo romanzieri dotati di grande creatività, non produciamo mobili e non siamo dei biologi, scommetto però che a ciascuno di noi capita di fare battute, giochi di parole, o a volte perfino raccontare barzellette. Perché allora non usare questo talento, la capacità di guardare le stesse cose, ma da più punti di vista, per fare anche qualcosa di più serio, come innovare, nei nostri ambiti professionali, un pò come fece Fleming?!?
Perché, ricordiamoci, l’innovazione consiste nel vedere ciò che tutti hanno visto, e nel pensare ciò che nessuno …ha mai pensato!
Allora, che tu voglia crescere personalmente e professionalmente attraverso il coaching, o anche per conto tuo, non sottovalutare mai quel prezioso alleato che è la tua creatività!!!
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